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RELIGIONI NEL MONDO - PRIMA INFORMAZIONE
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I FIGLI DI ABRAMO
Crisi del mondo moderno
Etica della responsabilità
Le religioni motivano l’etica
I figli di Abramo
Crisi del mondo moderno
Abbiamo assistito nel 1989 all’ultima fase del crollo degli assoluti di pensiero ed insieme politici. Con essi è entrata in crisi una ideologia del progresso tecnico-evolutivo che sembra portare all’autodistruzione: esaurimento delle risorse, inquinamento, traffico, ingovernabilità, squilibri economici.
“La questione decisiva è, afferma Hans Küng, se la tecnologia e l’industria sono ancora disposte ad adattarsi all’uomo, o se invece si creano un uomo che si adatta loro”.
Riaffiora così quanto Romano Guardini affermava già negli anni ’50: “da Hiroshima in poi noi sappiamo di vivere all’orlo della rovina e sappiamo che continueremo a vivere così fino a che dura la storia”. Di conseguenza “l’epoca futura non dovrà affrontare il problema dell’aumento del potere, anche se esso aumenta continuamente ed a ritmo sempre più accelerato, ma quello del suo dominio”.
Etica della responsabilità
Nasce così una esigenza nuova, l’etica della responsabilità, che non si limita all’immediato come in passato, essendo il mondo già autoregolato, ma si allarga, come afferma Hans Jonas, alla globalità per l’intera bio-, lito-, idro-, atmosfera del nostro pianeta.
È una responsabilità del mondo scoperto interdipendente: interdipendenza settoriale, interdipendenza internazionale, interdipendenza generazionale.
Come è possibile che questa etica impegni l’uomo a scelte apparentemente antieconomiche ed antiutilitaristiche? Emanuel Lévinas, con lucidità elabora la prospettiva dell’altro come un assoluto da rispettare, da cui deriva il comandamento cardine “non uccidere”. È sufficiente questa elaborazione teoretica, o nell’etica è indispensabile coinvolgere anche l’uomo nella sua emotività esistenziale, ossia nella sua capacità decisionale?
Le religioni motivano l’etica
Se l’etica non necessariamente richiama le religioni, è indubbio che solo ciò che è incondizionato ed universale può obbligare tutti incondizionatamente.
Almeno le religioni profetiche presentano Dio unico incondizionato, capace di fondare l’incondizionatezza e l’universalità delle esigenze.
La norma da essi presentata è una teonomia, che non è eteronomia, perché rende possibile l’autolegislazione e l’autoresponsabilità. In fondo è una garanzia dell’autonomia umana, che non può mai degenerare in arbitrio umano.
Le religioni quindi possono proporre le loro esigenze etiche con una autorità totalmente diversa da quella di una semplice istanza umana. Esse danno la dimensione del profondo; garantiscono i valori supremi; creano un clima di fiducia, di forza personale e di speranza; motivano la protesta e la resistenza.
I figli di Abramo
L’obiezione è che le religioni non concordano fra loro. L’analisi di Gilles Kepel è quanto mai spietata. L’autore, prendendo in considerazione le tre religioni che si rifanno ad Abramo (Ebraismo, Cristianesimo ed Islamismo) rileva come dal 1975 siano percorse da una nuova missionarietà che va dalla “rievangelizzazione dell’Europa” alla “islamizzazione della modernità”. Ed afferma “come il movimento operaio di ieri, così i movimenti religiosi odierni hanno la particolare capacità di indicare le disfunzioni della società”.
L’autore poi documenta una serie di movimenti integralisti presenti all’interno delle tre fedi accennate. Egli conclude: “Per il momento non è l’ora della conversione di Costantino né della partenza per la Crociata. Eppure, a medio termine, lo sviluppo in parallelo di movimenti religiosi che si propongono di riconquistare il mondo non può che portare ad una logica di conflitto, cioè di guerra tra credenti, che fanno della riaffermazione della loro identità religiosa un criterio di verità tanto particolare quanto esclusivo”.
La strada diversa è quella del dialogo, del cammino insieme legati da comuni radici verso un progetto indicato da Dio nella Alleanza. Si potrà allora motivare l’etica della responsabilità ed in essa trovarsi a fianco a fianco nell’obbedienza alla Parola. Mi piace concludere con una immagine cara alla Kabbalah luriana dei secoli XVI-XVIII: la rottura dei vasi contenenti la Shekinah, cioè la gloria di Dio, ha portato all’occultamento di Dio ed all’affermarsi del demoniaco.
“Il compito dell’umanità, nel progetto di Dio, è la ristrutturazione dei vasi rotti, l’eliminazione del male, il ritorno dell’assoluto perfetto”.
Io penso che se si vuole dare un contributo al mondo oggi è necessario ricomporre i frammenti dei vasi rotti, non attraverso la contrapposizione, ma la convergenza nel lavoro comune, senza confusioni di identità, affinché il mondo ritorni ad essere di Dio.
(G. Dal Ferro)