ECUMENISMO
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ECUMENISMO - PRIMA INFORMAZIONE
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ECUMENISMO, METODO DELL’ATTIVITÀ MISSIONARIA

È noto come le nuove parole del Concilio Vaticano secondo “dialogo ecumenico”, “dialogo interreligioso”, “libertà religiosa”, “non proselitismo”, abbiano in qualche modo messo in crisi le missioni. Il dialogo, si è detto, non ostacola l’annuncio del Vangelo?
Con il passare degli anni però si è visto l’utilità di queste parole del Concilio e soprattutto si è costatato come esse siano risultate di stimolo per un nuovo impegno missionario della Chiesa.
  • Attività missionaria e attività ecumenica
    Se l’attività missionaria è l’evangelizzazione dei popoli e la fondazione della Chiesa nei luoghi dove ancora non esiste, affinchè cresca fra gli uomini e nel mondo il Regno di Dio (Ad Gentes, n. 6), è evidente che non ostacola ma sviluppa ogni elemento che trova già presente di verità e di grazia, “per una nascosta presenza di Dio in mezzo alla gente” (Ad Gentes, n. 9).
    Per questo il decreto “Ad Gentes” invita a distinguere l’attività missionaria dall’attività pastorale e da quella ecumenica (n. 6). Con i cristiani di altre confessioni non si può parlare di evangelizzazione. Si dovrà invece avviare con loro un dialogo finalizzato a considerare la divisione dei cristiani grave ostacolo alla predicazione del Vangelo.
    Non dimentichiamo che proprio ad Edimburgo (1910) è incominciata nel mondo protestante l’attività ecumenica sotto lo stimolo delle giovani chiese che rimproveravano agli evnagelizzatori, cioè ai missionari, di aver predicato un “Cristo diviso”. D’altra parte da questo pericolo già Gesù aveva messo in guardia i discepoli, invitandoli all’unità “perché il mondo creda” (Gv. 17,21).


  • L’ecumenismo “metodo missionario”
    Credere per costrizione o per motivi interessati è “finzione”. Gesù condanna i farisei, fedelissimi alle leggi esteriori ma lontani da quella conversione del cuore che il Vangelo chiedeva come premessa per diventare suoi discepoli. Per questo il Concilio ha affermato chiaramente che ogni uomo dev’essere libero nella ricerca della verità in materia religiosa, convinto che la verità, soprattutto se essa è Gesù Cristo, si impone da sè. Non si tratta quindi di avallare la rivendicazione della decisione fine a se stessa, ma di affermare il rispetto dovuto alla coscienza che ricerca la verità (Dignitatis Humanae, n. 3).
    Allora il dialogo ecumenico diventa lo stile nuovo della missione, chiamata a testimoniare il Vangelo, ad annunciare il tesoro nascosto per il quale vale la pena di sacrificare tutto (cfr. Mt. 13,44), nel rispetto sempre della libera decisione dell’uomo (cfr. Mt. 19,21). L’evangelizzazione in questo modo non rimane in superificie, ma penetra dentro la vita delle singole persone e diventa appello alla conversione.
    Purtroppo si è visto, alla fine della seconda guerra mondiale, quando i popoli dell’Africa e dell’Asia si sono scrollati di dosso il giogo coloniale, spesso il rifiuto anche del missionario, che era europeo e che in qualche modo era stato favorito dai colonizzatori nella sua opera evangelizzatrice. Si sono però visti anche molti casi contrari: dove il missionario era diventato uno di loro, cioè aveva dialogato in modo profondo con quei popoli e con quelle culture, è rimasto in quanto era divenuto uno di loro.


  • Costruzione del Regno
    Il Concilio Vaticano secondo ha allargato l’attività missionaria a tutto lo sforzo umano per favorire nel mondo e nelle varie culture l’apertura e lo sviluppo nei confronti del Regno di Dio (Ad Gentes, n. 9). La Chiesa infatti cammina con l’umanità tutta ed è “come il fermento e quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio” (Gaudium et Spes, n. 40). È missione quindi anche lavorare per trasformare tutte le realtà umane e sociali ed aprirle a Dio; è missione operare perché la nuova giustizia del Vangelo si affermi (cfr. Lc. 4,21); è missione togliere gli ostacoli a che si istauri nel mondo la famiglia di Dio.
    Non dobbiamo confondere certamente annuncio del Vangelo e promozione umana, ma sarebbe ugualmente errato separare le due cose. Il cammino dell’umanità per opera dei cristiani deve aprirsi al messaggio di salvezza globale, dalla quale solo può ricevere “assunzione”, “purificazione”, “elevazione” (Gaudium et Spes, nn. 36-38).
    Come si può osservare, anche in questo settore l’attività ecumenica diviene metodo per favorire la crescita del Regno di Dio. L’ecumenismo infatti è ascolto dell’altro, per arricchirlo con la propria testimonianza e contemporaneamente per arricchirsi di lui. In misura infatti che, ci accostiamo alle realtà che ci circondano con questo spirito, tutto diventa “grazia” per noi e per gli altri ed è Cristo a manifestarsi come “cuore del mondo”.
(G. Dal Ferro)