ORTODOSSIA - PRIMA INFORMAZIONE
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LA CHIESA DI ROMANIA
La Chiesa romena, scrive Traian Valdman, è l’unica nell’ortodossia di origine latina: appartiene al mondo bizantino ed è di etnia latina. Secondo Eusebio di Cesarea (324 ca.) Andrea ha predicato dalle parti della Scizia Minore.
Ci sono resti antichi come la medaglia votiva in bronzo scoperta a Biertan (zona Sibiu) con un disco e il monogramma di Cristo; si sono trovate circa 100 iscrizioni cristiane dei secoli IV-VI, molte delle quali sulla sponda del Mar Nero. Si ricordano poi antichi martiri, morti sotto le persecuzioni, come il vescovo Efrem di Tomis (320-323). La prima sede episcopale fu Tomis (Costanza), di cui si ricorda il vescovo Vetramion, che difende la fede nel 369 di fronte all’imperatore Valente. Ricordiamo fra i santi illustri S. Giovanni Cassiano.
- Cenni storici
- Dal secolo XII al secolo XIII ci furono migrazioni di popoli, soprattutto slavi. Dopo la cristianizzazione della Bulgaria, viene introdotto in Romania il rito bizantino-slavo, mantenuto fino al secolo XVII. In Transilvania si formano alcune sedi vescovili come Dàbaca, Alba Julia, Biharea e Dibiscos. Con lo scisma del 1054 si conserva la tradizione ecclesiale orientale.
Nel secolo XIV nascono nuovi Stati feudali indipendenti nella Valacchia e in Moldavia e la Chiesa si organizza. Viene riconosciuta da Costantinopoli la metropolia della Valacchia, che nel 1668 è trasferita a Bucarest. Con più difficoltà è riconosciuta la metropolia della Moldavia. Le due metropolie provvedono anche alla Transilvania.
Nei secoli XIV-XVII sorgono in Romania numerosi monasteri. Il periodo più felice è con il principe Stefano il grande (1457-1504), che fece costruire decine di chiese con uno stile architettonico moldavo. La zona è della Bucovina. “Gli affreschi esterni - scrive Traian Valdman - esprimono una superiore concezione cosmica, perché coinvolgono nel racconto biblico, storico e spirituale anche l’ambiente circostante (…). Al processo di divinizzazione, non partecipa soltanto chi entra in chiesa, ma anche i prati e le montagne, chiamati alla trasfigurazione in un ciclo nuovo ed una terra nuova”. Nel giudizio universale i Turchi, considerati i nemici, non sono tutti collocati all’inferno. Così ci sono affreschi dove appaiono Platone, Socrate e Aristotele, avendo espresso un pensiero pagano ispirato a Dio. Si coglie così l’apertura della Chiesa.
Le icone su vetro utilizzano una tecnica occidentale. La spiritualità si colloca fra la greca e quella slava.
- Epoca moderna e contemporanea
- Dopo l’unione dei principati romeni nel 1859, le metropolie della Moldavia e della Valacchia si uniscono e creano la Chiesa ortodossa romena. A seguito dell’indipendenza del regno della Romania del 1877-1878, nel 1885 la Chiesa ortodossa romena ottiene l’autocefalia da parte di Costantinopoli e nel 1925 patriarcato. Dopo il periodo di dominazione sovietica, nel 1989 la Chiesa si riorganizza con una Assemblea nazionale, il Santo sinodo e il Sinodo permanente. Ha cinque metropolie e 22 diocesi. Con i suoi circa 20 milioni di fedeli la Chiesa è seconda solo a quella russa per numero di fedeli. Problemi giurisdizionali hanno creato, in epoca recente, tensione con la Chiesa ortodossa russa. Nel 1993 infatti il patriarcato decise il ristabilimento della propria giurisdizione in Bucovina (inclusa nella metropolia di Moldavia e Bucovina) e in Bessarabia (l’attuale Stato indipendente di Moldavia che venne a costituire l’attuale metropolia di Bessarabia) che precedentemente erano state incluse nel patriarcato di Mosca. Il patriarcato di Mosca d’altra parte non riconosce tali giuririsdizioni e continua a mantenere le proprie. Dal 1993 sono state stabilite invece normali relazioni con la diocesi romena in America facente capo alla Chiesa ortodossa in America. L’attuale patriarca è S.B. Daniel (Ciobotea), arcivescovo di Bucarest, metropolita di Ungro-Valacchia, locum tenens di Cesarea in Cappadocia, metropolita di Montania e Dobrugia, patriarca della Chiesa ortodossa romena. S.B. Daniel è nato nel 1951, è stato ordinato sacerdote nel 1987 e consacrato vescovo nel 1990. Nella liturgia usa la lingua parlata. Sul piano ecumenico la Chiesa è attiva: fa parte del Consiglio ecumenico delle Chiese, partecipa ai dialoghi, ha ricevuto per prima la visita del Papa. In qualche modo si considera ponte tra Oriente ed Occidente.
- Pianta di una chiesa ortodossa moldava. La chiesa è composta di più luoghi che si completano in una scenografia graduale, amplificata dagli affreschi, che culmina nell’invisibile santuario mascherato e introdotto dall’iconostasi. L’ingresso nella chiesa, che si fa attraverso il pronao, si trova a volte in un suo prolungamento: l’esonartece. Poi viene il pronao, o nartece, in cui si affollano i fedeli. Nelle chiese reali, tra pronao e naos (la cella) si trova la camera funeraria con le tombe dei fondatori della chiesa e altri dignitari. Viene poi il naos, dove si trovano le icone che i fedeli vengono a baciare, il cantore che legge le Scritture, e una parte dei fedeli (in generale gli uomini). Dopo il naos, c’è l’iconostasi. Più avanti si trova il santuario, volto a oriente, dove è posto l’altare e dove officia il sacerdote. Le campane sono poste al di fuori della chiesa propriamente detta, in una torre campanaria. Per annunciare la preghiera o durante la liturgia, un religioso fa il giro della chiesa battendo su un asse, la toaca, con un martelletto. Una toaca è appesa anche in tutti i campanili. Il ritmo ossessivo di questo richiamo risuona nelle campagne. All’ingresso della chiesa, i fedeli acquistano delle candele che accendono in una specie di nicchia di ferro. C’è una nicchia per il ricordo dei morti ed una per la salvezza dei vivi.
- Il monachesimo ortodosso. Non ci sono ordini religiosi nella religione ortodossa, ma una società monastica unica e contemplativa la cui organizzazione, assai elastica e molto aperta, può variare secondo i luoghi. Il monachesimo ortodosso si ispira ai precetti di San Basilio, San Pacomio e San Giovanni Cassiano. Si fonda sulla pratica dell’esicasmo. Hesychia in greco significa pace, silenzio, quiete. L’esicasmo è un’arte della preghiera continua, la preghiera del cuore e della meditazione. Nel momento in cui sorsero i grandi monasteri, e anche precedentemente, la Moldavia era popolata di anacoreti e di piccoli romitaggi - gli schit - spersi nei boschi. Un monastero è retto da uno staret o da una maica starita (madre superiora). I religiosi (uomini e donne) sono chiamati con il nome monastico preceduto da maica (madre) o parinte (padre): maica Tatiana o parinte Grigore, per esempio. Quello che meraviglia il viaggiatore, soprattutto quello proveniente da un Paese cattolico, è l’evidente libertà di cui dispongono monaci e monache.
(G. Dal Ferro)