PROTESTANTESIMO
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CARATTERI PECULIARI DELLA RIFORMA

Dalla Riforma scaturisce una comunità cristiana in larga parte inedita, profondamente radicata sulla Parola di Dio, un modo nuovo di essere Chiesa senza gerarchia, con al centro i laici cristiani impegnati a trasformare religiosamente il mondo. Paolo Ricca, nel presentare il fenomeno, sviluppa di esso tra caratteri essenziali, il carattere internazionale, l’aspetto multiforme e la dimensione politica.

Caratteri peculiari della Riforma

  • Carattere internazionale.
    Lutero, Calvino, Zwingli appartengono alla loro terra, anche se la Riforma li supera e si estende a tutto il continente. Si potrebbe parlare di alcuni centri contemporanei di elaborazione teologica e di iniziativa riformatrice e di una diffusione, anche in misura diversa, in tutta l’Europa. Fra questi in primo luogo è Wittenberg, dove operò Lutero con i suoi più vicini collaboratori, primo fra tutti Filippo Melantone (1497-1560), che nel 1521 con i Loci communes presenta una prima sintesi organica del pensiero della Riforma. In secondo luogo è Zurigo dove opera Ulrico Zwingli (1484-1531), che nel 1523 scrive la Spiegazione e motivazione delle tesi: si tratta delle 67 tesi scritte in vista di una disputa pubblica, che fu disertata dai cattolici e diede successivamente inizio alla Riforma. In terzo luogo è Strasburgo dove opera Martin Bucero (1491-1551), uno tra i riformatori maggiori, perché si sforza di indicare le forme pratiche secondo le quali la Riforma doveva essere praticata. Nella sua grande opera De regno Christi, terminata l’anno prima della sua morte, condensa la sua esperienza trentennale di riformatore di Strasburgo. Egli da Lutero aveva assunto impulsi decisivi, ma li aveva elaborati in modo originale, dialogando con tutti, perfino con gli anabattisti, che rappresentavano l’ala radicale della Riforma. Il suo pensiero non si è affermato perché fu costretto dal magistrato della città ad esiliare in Inghilterra (1549). Con Wolfgang Capitone (1478-1541) Bucero compilò la Confessio tetrapolitana presentata alla dieta di Augusta (1530). In quarto luogo è Ginevra, dove opera Giovanni Calvino (1509-1564). Questa città diviene il principale centro di formazione e propagazione del Cristianesimo riformato. Con la sua opera Istitutio christianae religionis apparsa in diverse lingue dal 1536 al 1561, Calvino presenta in modo organico il pensiero della Riforma, somma insuperata della teologia protestante del secolo XVI. “I quattro epicentri maggiori della Riforma protestante - fa notare Paolo Ricca - (…) illustrano bene il suo carattere internazionale e continentale. Essa nacque si può dire contemporaneamente in diversi paesi d’Europa e in diversi contesti politici e sociali”.


  • Carattere multiforme.
    Un secondo elemento saliente della Riforma è la sua multiformità, senza comprometterne l’unità. Malgrado le notevoli differenze essa dà origine a un Cristianesimo sostanzialmente unitario: “primato della Scrittura riconosciuta come norma superiore della fede e della vita cristiana; centralità della grazia intesa soprattutto come parola di perdono gratuito e vissuta come appello alla libertà responsabile e al rinnovamento individuale e sociale; una forma non gerarchica di chiesa organizzata secondo un modello fraterno e non paterno; un’etica individuale e sociale i cui capisaldi sono il primato della coscienza personale interpellata e orientata dalla parola di Dio nella comunione della Chiesa, la distinzione degli ambiti rispettivi di Chiesa e Stato senza prevaricazioni né strumentalizzazioni (…); la valorizzazione della legge divina e umana, per dare forma e direzione alla vita vocazionalmente intesa, e allo stesso tempo lo sforzo necessario per creare ‘nuovi decaloghi’, come già Lutero li chiamava”. Nonostante questa piattaforma comune la Riforma ha una congenita pluriformità, che appare chiaramente alla dieta di Augusta (1530), convocata da Carlo V per scongiurare la divisione religiosa dell’impero. In essa furono presentate tre confessioni, la “Confessio augustana” di Melantone, quella di Bucero che rifletteva la “Confessio tetrapolitana”, e quella di Zwingli “Fidei ratio ad Carolum imperatorem”. Si noti che la scelta di presentarsi ad Augusta divisi davanti ai poteri costituiti, e quindi all’opinione pubblica di allora, non era una scelta vincente. Tuttavia si preferì presentare le diversità che ostentare un’unità più apparente che reale. È da notare che la divergenza espressa a Marburgo fra Lutero e Zwingli sull’eucarestia rimase aperta per circa quattro secoli e mezzo e fu rimarginata solo nel 1973 con la “Concordia di Leuenberg”. “La pluralità della Riforma - osserva Paolo Ricca - non dipende solo dalla reale diversità di situazioni politico-sociali e di contesti culturali in cui si è affermata, né dipende dalle profonde diversità di carattere, indole, formazione e retroterra culturale dei vari riformatori. (…) La ragione ultima della pluriformità della Riforma sta in approcci e letture diverse del fatto cristiano”.


  • Carattere politico.
    La Riforma ha una dimensione politica, in quanto risponde alle esigenze comuni e coinvolge l’intera “polis”. Essa ha cambiato il modo di intendere e vivere il rapporto tra uomo e Dio e di conseguenza anche il modo di intendere il rapporto tra uomo e mondo, tra fede e storia. Se non si può affermare che la Riforma è all’origine della secolarizzazione, è pur vero che dove viene meno il nesso tra laicità e fede, la laicità si secolarizza, come è in larga misura accaduto. Nel suo alveo sono maturati però anche valori nuovi, che caratterizzano l’Europa, come l’idea di separazione della Chiesa dallo Stato, il principio di tolleranza la libertà di culto e di pensiero, l’inviolabilità della coscienza, la dignità del lavoro, lo sfruttamento del tempo.


Possiamo concludere affermando che la Riforma ha dato vita a un nuovo tipo di Cristianesimo, a un nuovo modo di pensare e di vivere in Europa: “Anche se i rapporti tra Riforma e modernità sono notoriamente assai complessi - conclude Paolo Ricca - resta il fatto incontrovertibile che la prima è, direttamente o indirettamente, una delle matrici della seconda”.

Principali formazioni ecclesiali protestanti

Alla fine del secolo XVI, scrive Sandro Spinanti, luteranesimo e calvinismo divennero i due grandi canali collettori di tutti i gruppi ecclesiali provenienti dalla Riforma, anche se le due confessioni non riuscirono ad esaurire la realtà protestante. Si cercò di arginare la frammentazione con la confessione di fede e con il principio che la Chiesa doveva sempre riformarsi. Vediamo per cenni i due filoni indicati e poi gli anabattisti, che rappresentano la Riforma radicale, e come tali subiscono persecuzioni e in alcuni casi annientamento. Cercheremo poi di accennare ai movimenti del risveglio ed infine alle comunità congregazioniste evangelicali e pentecostali. Tratteremo nel paragrafo seguente invece più ampiamente la Chiesa anglicana, non legata direttamente a un riformatore.

  • Confessione luterana.
    Si rifà a Lutero e di esso porta il nome, nonostante il parere contrario del riformatore, che chiedeva nel 1522 di “non citare il suo nome e di non dirsi luterani ma cristiani”. Dapprima i seguaci si chiamarono “evangelici” e poi, a partire dal secolo XVII, luterani, quando l’identità si accentuò e si irrigidì. Oggi tale confessione raccoglie circa 140 comunità evangelico-luterane, diffuse in tutto il mondo, per un totale di circa 70 milioni di fedeli, in gran parte riunite dal 1947 nella Federazione luterana mondiale con sede a Ginevra. La base dottrinale del luteranesimo è la lettura del Vangelo mediante la dottrina della “sola fede”. Essa ha come riferimento la “Confessio augustana” (1530) e i due “Catechismi” di Lutero. Nella liturgia è stata meno radicale dei riformati nell’eliminare gli elementi tradizionali, soprattutto nei Paesi scandinavi. Il grande problema dei luterani è il rapporto con lo Stato, dato che per Lutero la Chiesa non è autorità esterna, né organizzazione sacrale, ma comunità dei credenti, “creatura verbi”. Lutero aveva parlato di Chiese territoriali, sottomesse all’autorità. La confusione aumentò con “l’aiuto sia politico che ecclesiastico concesso dai principi territoriali che Lutero riteneva cristianamente responsabili, (il quale) legò le Chiese allo Stato, fino al punto di integrarle in esso”.


  • Confessione riformata.
    I calvinisti si aggregarono in “Chiese riformate secondo la parola di Dio”. In Inghilterra e in America presero il nome di Chiese presbiterane, dal “presbyterium” scelto da Calvino come governo. Oggi l’Alleanza riformata mondiale, nata nel 1875, raggruppa 175 Chiese con circa 65 milioni di membri. I due pilastri della Riforma di Calvino sono l’autorità della parola di Dio per tutti i problemi e l’organizzazione democratica della Chiesa con il “presbyterium” che assiste il pastore eletto dalla comunità. Calvino non contrappose mai, come Lutero, “evangelo” e “legge”, sottolineando il valore positivo della riforma della vita. Con lui avviene quella che è stata chiamata “secolarizzazione della santità”, cioè la trasposizione dell’intera sfera dell’esistenza umana nel quadro della santificazione divina e della consacrazione umana, dando vita all’“ascesi intramondana” di cui parla Max Weber. In queste Chiese non esiste un “corpus” dottrinale come la “Confessio augustana”: “Le diverse confessioni di fede che esistono sono concepite come testimonianza della parola di Dio in una determinata situazione storica”. Il riferimento unitario è l’Istitutio christianae religionis di Calvino.


  • Comunità della riforma radicale.
    Partendo dal principio luterano che “la Parola di Dio è al di sopra della stessa Chiesa e la giudica”, queste comunità rivendicarono la libertà su tutti i piani, ritennero le Chiese istituzioni sclerotizzate e i governi ingiusti. I punti forza di questi movimenti erano: lo Spirito; il rifiuto del battesimo dei bambini, il quale legava all’appartenenza alla Chiesa anziché al popolo di Dio; la separazione evangelica fra Chiesa e Stato. Gli anabattisti non vanno confusi con le forze che scatenarono la rivolta dei contadini (1524-1526) con Thomas Müntzer (1488-1525). Il movimento anabattista è eterogeneo, privo di strutture organizzative, basato sulla concezione di “comunità carismatiche”. In genere gli anabattisti erano non-violenti e pensavano che il cristiano non dovesse compromettersi con attività politiche. I violenti ed esagitati furono una minoranza, ma causarono la persecuzione e l’annientamento di tutti da parte dei principi tedeschi, con l’approvazione di Lutero.


  • La Chiesa anglicana.
    A differenza delle precedenti, la Chiesa anglicana nasce non dall’assillo per la salvezza, ma dalla decisione del re di rompere i legami con la Chiesa e da concomitanti interessi politici-nazionali. È legata alla Riforma indirettamente, in quanto avvia una Chiesa nazionale, dopo la rottura dell’universalismo medievale, e per la successiva decisione di adeguarsi in parte alla dottrina della Riforma. La causa immediata della divisione è il rifiuto di papa Clemente VII di dichiarare nullo il matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona, allo scopo di rendere legittimo il matrimonio con Anna Bolena, contrariamente a quanto fece l’arcivescovo di Canterbury. Il fatto accelera però soltanto un processo storico legato all’umanesimo e alle tendenze separatiste presenti nell’isola, le quali mal sopportavano la dipendenza dalla sede romana. Ciò, del resto, era in linea con la politica adottata dalla monarchia inglese, diretta alla ricerca di spazi coloniali e commerciali extraeuropei e di allentamento dei legami con il vecchio continente. Già G. Wiclif aveva espresso in antecedenza le tendenze antiecclesiastiche dell’illuminismo dei secoli XV e XVI, che erano cresciute per il pragmatismo inglese relativo ai beni ecclesiastici. Enrico VIII, che nel 1521 si era opposto a Lutero con il discorso sui sette sacramenti (“Assertio septem sacramentorum”), ricevendo un particolare elogio dal Papa, ora si dichiara “capo supremo della Chiesa inglese” (1534), conservando l’insegnamento della Chiesa antica. Nel 1536 fa approvare dieci articoli ispirati alla “Confessio augustana” e nel 1539 sei articoli contro i protestanti.
    Il successore Edoardo VI (1547-1553), di soli nove anni di età, con la tutela del protestante Crammer, pubblica il Libro della preghiera comune (1549) e compila i 42 articoli di fede ispirati al protestantesimo. Ad Edoardo VI, morto a 16 anni, succede Maria cosiddetta “la cattolica”, che cerca di riparare lo scisma riconoscendo il Papa di Roma e giustiziando i colpevoli dello scisma, fra i quali Crammer (1556). A questa succede Elisabetta (1558-1603), figlia di Anna Bolena, con la quale nasce ufficialmente la Chiesa anglicana e l’obbligo di adottare il Libro della preghiera comune e i 39 articoli di fede. Pio V scomunica la Regina con la bolla Regnans in Ecclesia (1570). Da allora l’Inghilterra vede al suo interno moltiplicarsi i gruppi protestanti: presbiteriani, congregazionisti, battisti e successivamente metodisti ed Esercito della salvezza. Guglielmo d’Orange è costretto a firmare nel 1689 un “editto di tolleranza” per assicurare la libertà religiosa.


  • Movimenti del risveglio.
    Nell’Europa continentale del secolo XVII nacque il pietismo, quale reazione spontanea e popolare alla rigidità dogmatica delle Chiese della Riforma. Filippo Spener (1635-1705) avviò a Francoforte un movimento che interessa per le opere di pietà e con una spiritualità cosiddetta “religione del cuore”. Sulla stessa linea si svilupparono nel protestantesimo dei secoli seguenti movimenti che si proposero di riformare la Riforma introducendo, come nel metodismo di John Wesley (1703-1791), una attenzione ai poveri e forme vive di fede basate sulla scoperta dell’amore di Dio. Il metodismo è uno dei maggiori movimenti del “risveglio”, diffuso oggi in tutto il mondo con circa 50 milioni di aderenti. Le varie comunità sono coordinate dal Consiglio metodista mondiale.


  • Comunità congregazioniste.
    Il secolo XX porta all’estrema conseguenza la democraticità affermata da Calvino e sorgono molte comunità indipendenti fra loro, incentrate sulla lettura della parola commentata in comunità o sull’azione carismatica. Sono le comunità degli “evangelicali” e del “risveglio pentecostale”. Queste comunità autonome si caratterizzano per un forte biblicismo, che le porta a considerare la Scrittura in maniera acritica e talvolta feticistica, o per forme entusiastiche, quali il battesimo dello Spirito e la glossolalia.


Concludendo questa sommaria elencazione dei vari movimenti protestanti, che insieme, esclusi i protestanti, aggregano circa 300 milioni di persone, possiamo notare la progressiva frammentazione del protestantesimo nel corso dei secoli, a cui tenta di rispondere il movimento ecumenico, iniziato ad Edimburgo (1910), il quale è arrivato a costituire il Consiglio ecumenico delle Chiese (Amsterdam 1948), che raggruppa circa 300 Chiese. Il fenomeno protestante rimane comunque un fenomeno pluralista, caratterizzato dalla Bibbia, come autorità senza tradizione; dalla centralità di Gesù Cristo, unico sacerdote e salvatore, unica rivelazione di Dio; dalla Chiesa non gerarchica, né mediatrice di salvezza, ma comunità di credenti uguali e sacerdoti. (G. Dal Ferro)