MOVIMENTI DEL RISVEGLIO
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PIETISMO E METODISMO

sito: Chiesa Evangelica Metodista in Vicenza

La riforma protestante aveva rappresentato con i tre “sola” (sola gratia, sola scriptura, sola fides) una grande liberazione dalle devozioni, dalle tradizioni e dalle pratiche di religione, condensate negli anni dalla “devotio moderna”. Con il passare degli anni essa si dimostrò troppo intellettuale ed élitaria. I quaccheri già avevano denunciato l’essere venuto meno del monachesimo; ora i pietisti avvertono la necessità di recuperare la religione del cuore, attraverso la valorizzazione delle emozioni e del corpo; i metodisti infine, di fronte alle prime manifestazioni dell’industrializzazione e delle sofferenze degli operai, riscoprono l’impegno sociale nella vita quotidiana come elemento religioso. Sono forme diverse di “risveglio”, che nei secoli XVII e XVIII danno luogo a un diffuso bisogno di recuperare l’integralità della vita cristiana. “Il ‘risveglio’ incarna - scrive Fulvio Ferrario - (…) alcune costanti del modo di essere delle Chiese protestanti: un’insistenza sulla conversione e sull’esperienza di fede personale, centralità della lettura diretta della Bibbia e della preghiera, passione per la libertà della comunità locale, unita a una certa insofferenza nei confronti dell’eccessiva invadenza della Chiesa-istituzione, attenzione all’impegno di solidarietà sociale”.

Vediamo alcune esperienze significative come il pietismo di G. Spener, le confraternite di Herrnhut e N.L. Zinzendorf, il metodismo di J. Wesley e l’Esercito della salvezza.

Pietismo di Giacomo Spener

  • Il pietismo sorge come reazione della dottrina della giustificazione per “sola fide”. Il suo fondatore Philipp Jakob Spener (1635-1705), predicatore di Francoforte, avvia i “collegia pietatis” (da cui il nome) nel 1670, per vivificare la pietà, con letture bibliche, prediche. Dentro la grande Chiesa luterana si formano così piccole comunità di devoti per il rinnovamento di tutto il corpo. Giacomo Spener insieme sulla “nuova nascita”, che deve caratterizzare il credente. Nel 1675 ripubblica le Postille di Arndt e i Pia desidera, in cui espone il suo programma di rinnovamento della vita cristiana: diffusione e studio della Bibbia, mobilitazione del laicato, pratica delle virtù, contenimento delle discussioni sulla fede, formazione spirituale e dottrinale degli studenti in teologia, rinnovamento della predicazione. Il pietismo, proibito in Sassonia, trovò spazio in Prussia e poi a Berlino. Halle divenne il punto di irradiazione. Osteggiato dall’ortodossia ufficiale, si differenziò riducendo l’importanza dei simboli, attribuendo valore ai sentimenti, organizzandosi in piccoli gruppi ed aggiungendo alla giustificazione la conformità progressiva a Cristo.
    Il pietismo spezzò così l’unità protestante con il soggettivismo. Da un lato promosse la cura delle anime e le letture edificanti accanto alla Bibbia, dall’altro fu causa di un certo rigorismo morale più che dottrinale.

Confraternite di Herrnhut e Nicola Luddovico Zinzendorf

  • Una rilettura originale delle grandi istanze pietiste è proposta nel secolo XVIII da Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (1700-1760), il quale, dopo un breve periodo di attività al servizio dell’elettore di Sassonia, si dedica alla rivitalizzazione in senso pietista della comunità luterana sita nei suoi possedimenti di Berhelsdorf.
    Le confraternite di Herrnhut nascono in sede tedesca dalla riunione di ussiti moderati della Boemia e della Moravia, con lo scopo di praticare il Vangelo lontano dagli uomini. Contrarie al giuramento e all’impegno per la violenza, “erano state combattute e sgominate alle Montagne bianche (1631)”. Nel 1722 rinascono con un falegname cristiano David Ducos e di esse si interessa Zinzendorf, che trasforma il gruppo da confraternita a comunità economica-sociale, con una rigorosa disciplina ecclesiale di lavoro e preghiera comune. Divenute indipendenti, Zinzendorf è esiliato dalla Sassonia e per dieci anni vaga per l’Europa, dando vita a gruppi analoghi in Slesia (1742) e poi in Sassonia (1742). In Inghilterra sono riconosciute come Chiese indipendenti.
    Al centro della spiritualità di queste comunità è la morte redentrice e le sofferenze di Gesù; la cena del Signore con la lavanda dei piedi; l’importanza delle nozze e della vita matrimoniale. Zinfendorf sviluppa così nelle comunità la spiritualità del cuore, al di là della matrice luterana alla quale apparteneva, con espressioni popolari a volte grossolane, ritenendo la deificazione dell’uomo possibile solo mediante le “piaghe di Gesù”: nelle comunità herrnutiane si confessava di essere stati tirati fuori dal caos con la croce, di essere diventati eletti, “albereto”, “erbetta”, “goccia d’acqua” dell’agnello immolato.
    Dopo la morte di Zinzendorf l’esperienza di Herrnhut rappresentò un’isola felice nel clima spirituale dell’illuminismo ed ebbe una grande influenza in intere generazioni.

Metodismo di John Wesley

  • Il metodismo è il grande movimento del “risveglio” del Protestantesimo inglese del secolo XVIII. Il fondatore è John Wesley (1703-1791), nato a Lincoln, con 19 fratelli. Studia a Oxford, incontra diverse comunità di moravi e lo stesso Zinzendorf a Marienburg vicino a Francoforte. Dopo la lettura dell’Imitazione di Cristo, decise di consacrarsi a Dio. Nel 1728 diviene prete anglicano e con il fratello Carlo coltiva in un piccolo gruppo la vita religiosa, visitando i poveri e gli ammalati, dedicandosi all’istruzione dei fanciulli e seguendo una vita di pietà con una regola precisa (di qui il nome di metodisti). I difensori ufficiali della Chiesa inglese si oppongono allo spirito nuovo, impedendo l’accesso ai pulpiti. Decise allora (1739) di predicare con i suoi amici, all’aperto, dicendo di avere come parrocchia il mondo. Si calcola che George Whitefield (1714-1770), unitosi nella predicazione a John Wesley, abbia tenuto in quell’anno 40 mila prediche e John Wesley 18 mila, raggiungendo le classi più umili, emarginate all’interno dell’istituzione ecclesiastica. Nella predicazione questi missionari sottolineavano la centralità del perdono dei peccati in base alla fede e l’urgenza di una vita nuova, orientata al comandamento dell’amore. Coloro che, in seguito all’annuncio evangelico, si convertivano, venivano riuniti in società, le quali, a loro volta, si suddividevano in gruppi più piccoli, che si ritrovavano a pregare e a studiare la Scrittura. Si aprivano così sale di culto, con una funzione anche di alfabetizzazione.
    Inizia con lui a configurarsi la figura del predicatore laico, non proveniente dalla fede dei ministri anglicani, non necessariamente con una cultura accademica. Più tardi John Wesley annovererà anche alcune donne nell’annuncio della parola di Dio nel culto (1786). Attorno al movimento si sviluppano opere sociali (scuole di lavoro, banca dei poveri, ricamo per le donne). I membri ordinari formano il numero dei “risvegliati” con il programma: “evitare il male, fare il bene e usare i mezzi di grazia”. John Wesley era troppo realista per aspettarsi frutti duraturi dalla sola emozione, per cui si preoccupa di dare al movimento una struttura precisa con gruppi di 12 persone e incontri stabili, facenti patti di “società”. Nel 1744 fonda la Conferenza generale annua per le questioni generali e per la nomina dei predicatori itineranti.
    Il successo fu straordinario e il movimento mise in difficoltà le Chiese ufficiali. J. Wesley ritenne opportuno, anche se a malincuore, di separarsi dai confratelli di Herrnhut e da G. Whitefield per divergenze dottrinali sulla predestinazione, che riteneva blasfema. Ebbe croci familiari per i dissensi con la moglie, che per ben due volte si separò da lui, e per il ritiro dall’attività del fratello Carlo. Non si lasciò abbattere: viaggiava, predicava, scriveva incessantemente, fondava nuove comunità, visitava le antiche. All’età di 88 anni morì nel 1791 quando ancora predicava giornalmente. Il movimento assunse proporzioni gigantesche soprattutto negli Stati Uniti con la Chiesa episcopale metodista. La Conferenza generale metodista raccoglie oggi 50 milioni di fedeli, di cui il 40% negli Stati Uniti.
    La dottrina del metodismo si fonda sui 39 articoli della Chiesa anglicana ed ha grande sensibilità sociale, soprattutto nei confronti del proletariato industriale: “In tempo in cui razionalismo e materialismo cercavano di svalutare sempre più il concetto di peccato - scrive Corrado Algermissen - egli accentuò le verità cristiane del mistero del male e della necessità di convertirsi, divenendo per molti la via a Cristo e alla Chiesa”.

L’Esercito della salvezza

  • I movimenti del risveglio avevano evidenziata la dimensione etica del Cristianesimo, trascurata dai riformatori. Alla morte di John Wesley, in Francia la massa oppressa ed affamata invocava libertà, uguaglianza e fraternità e in Inghilterra si affermavano nuove forme di schiavitù e di oppressione con lo sviluppo industriale. Molte erano le situazioni sub-umane. Le ragazze dai 14 anni erano spesso sacrificate ai loro scostumati padroni ed il lavoratore dopo 40 anni abbandonato a se stesso.
    In questo quadro si colloca l’opera di William Booth (1829-1912), figlio di un impresario edile fallito. Per vivere, data la morte del padre, si fece commerciante di stoffe e successivamente divenne metodista dedicandosi ai poveri. Sposatosi a 26 anni con Caterina Mumford, divenne predicatore ambulante dal 1861 al 1865. Su di lui gravavano i figli, essendo la moglie malaticcia. Predicava nei luoghi malfamati e migliaia erano i poveri da lui soccorsi. Nel 1865 si stabilì a Londra e l’anno dopo fondò l’“Esercito della salvezza”, organizzazione con una rigida struttura militare-autocratica-assoluta per provvedere ai poveri, agli ubriaconi, ai prigionieri e alle prostitute. L’organizzazione prevedeva il quartier generale, le “stazioni” per le prediche, i “corpi” di azione, “stemmi”, “uniformi”, “bandiere” e disciplina militare. Tra il 1880-1890, il movimento si diffuse in tutto il mondo ed ebbe grandi riconoscimenti. William Booth morì nel 1912 cieco, dopo notti insonni e agitazioni nervose.
    Il movimento non ha alcun pregiudizio nei confronti degli altri. Nel suo pensiero centrale si rifà al Cristianesimo. Richiede la rinuncia del lusso; chiede che per una settimana all’anno si rifiutino anche i piaceri leciti, devolvendo al movimento il risparmio con il motto “salvare la propria anima con quella del prossimo”. È aperto a tutte le confessioni cristiane e prega per la pace dei popoli. Il servizio divino consiste in preghiere, canti e predicazioni. I bambini vengono presentati e innalzati verso il cielo perché Dio li consacri. Non ci sono in esso i sacramenti e nell’uniforme gli aderenti portano una “S” metallica posta sul bavaro del colletto. Ha una organizzazione militare, come si è detto, con un generale eletto dal Consiglio superiore. Esistono i “quartieri generali” con a capo un comandante. Ogni corpo ha circa 25 aiutanti, a cui si aggiungono i musicisti. A ciascun gruppo è associato un certo numero di bambini. Oggi il movimento annovera nel mondo circa 4 milioni di persone.
    Possiamo ritenere che l’“Esercito della salvezza” abbia aperto al Protestantesimo un ricco complesso pastorale-caritativo. Si stacca dalla dottrina ufficiale protestante per l’efficacia delle buone opere, della cooperazione umana alla giustificazione, per la sottolineatura dell’autorità della Chiesa visibile e per l’etica. Il movimento nega i sacramenti e sembra simpatizzare per un certo pelagianesimo.
(G. Dal Ferro)