EBRAISMO
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EBRAISMO PRINCIPI ISPIRATORI

Intellettuali ebrei americani (2000) - DABRU EMET (Ditevi la verità)

«Crediamo sia tempo che gli ebrei conoscano gli sforzi dei cristiani di fare onore aIl'ebraismo. Crediamo sia tempo che gli ebrei riflettano su ciò che ora l'ebraismo può dire a proposito del cristianesimo». Col titolo Dabru Emet, «Ditevi la verità» (cf. Zc 8,16), un gruppo di intellettuali ebrei degli Stati Uniti ha pubblicato il 10 settembre 2000 sul New York Times otto brevi affermazioni «su come ebrei e cristiani possano rapportarsi gli uni agli altri», a partire dal «moto impressionante e senza precedenti» verificatosi negli ambienti cristiani «nei decenni successivi all'Olocausto».
Il contenuto direttamente teologico delle affermazioni segnala questo breve documento come una novità di grande significato nell'ambito delle relazioni ebraico­cristiane, anche se i firmatari sottolineano la natura personale dell'iniziativa. Dabru Emet nasce in seno al National Jewish Scholar Project voluto dall'Institute for Christian and Jewish Studies di Baltimora (Maryland), e ha riscosso, non solo in ambiente statunitense, un notevole interesse: al 15 novembre i firmatari risultavano già 216, mentre il responsabile della competente Commissione della Conferenza statunitense dei vescovi cattolici, E. Fisher, lo ha definito «un testo che farà epoca».


In tempi recenti si è verificato un moto impressionante e senza precedenti nei rapporti tra ebrei e cristiani. Nel corso dei quasi duemila anni di esilio degli ebrei, i cristiani hanno tendenzialmente considerato l'ebraismo una religione fallita o, nella migliore delle ipotesi, una religione che ha preparato la strada al cristianesimo, e in esso trova compimento. Nei decenni successivi all'Olocausto, tuttavia, il cristianesimo è radicalmente cambiato. Un numero sempre crescente di organismi ufficiali della Chiesa, sia cattolica sia protestante, ha espresso pubblicamente il suo rimorso per l'oltraggio inferto agli ebrei e all'ebraismo da parte dei cristiani. In queste affermazioni si dichiara inoltre che l'insegnamento e la preghiera cristiani possono e devono essere riformati in modo da riconoscere l'alleanza eterna di Dio con il popolo ebraico e da celebrare il contributo dell'ebraismo alla civilizzazione del mondo e alla stessa fede cristiana.
Riteniamo che questi cambiamenti meritino una risposta ponderata da parte degli ebrei. Parlando a titolo personale - siamo un gruppo interdenominazionale di studiosi ebrei - crediamo sia tempo che gli ebrei conoscano gli sforzi dei cristiani di fare onore all'ebraismo. Crediamo sia tempo che gli ebrei riflettano su ciò che ora l'ebraismo può dire a proposito del cristianesimo. Come primo passo, proponiamo otto brevi affermazioni su come ebrei e cristiani possano rapportarsi gli uni agli altri.
  • Ebrei e cristiani adorano lo stesso Dio. Prima dell'avvento del cristianesimo, gli ebrei erano gli unici adoratori del Dio di Israele. Ma anche i cristiani adorano il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, creatore del cielo e della terra. Sebbene il culto cristiano non sia una scelta religiosa percorribile per gli ebrei, come teologi ebrei ci rallegriamo che, attraverso il cristianesimo, centinaia di milioni di persone siano entrate in contatto con il Dio di Israele.
  • Ebrei e cristiani riconoscono l'autorità dello stesso libro, la Bibbia (che gli ebrei chiamano «Tanakh» e i cristiani «Antico Testamento»). Rivolgendoci a essa come guida religiosa, per l'arricchimento dello spirito e l'educazione comunitaria, ne traiamo insegnamenti simili: Dio ha creato e sostiene l'universo; Dio ha stabilito un'alleanza con il popolo di Israele; la Parola rivelata di Dio guida Israele a una vita secondo giustizia; Dio redimerà Israele e il mondo intero nell'ultimo giorno. Eppure, ebrei e cristiani interpretano molti passi della Bibbia in maniera diversa. Queste differenze devono sempre essere rispettate.
  • I cristiani possono rispettare la rivendicazione del popolo ebraico sulla terra d'Israele. L'evento più importante per gli ebrei dai tempi dell'Olocausto è stato la restaurazione di uno stato ebraico nella Terra promessa. Come membri di una religione basata sulla Bibbia, i cristiani riconoscono che Israele fu promessa e data agli ebrei come centro fisico dell'alleanza tra essi e Dio. Molti cristiani sostengono lo Stato d'Israele per ragioni che vanno assai al di là della pura politica. Come ebrei, siamo compiaciuti di questo , sostegno. Riconosciamo inoltre che la tradizione ebraica raccomanda giustizia per tutti i non-ebrei che risiedono in uno stato ebraico.

  • Ebrei e cristiani accettano i principi morali della Torah. Il centro dei principi morali della Torah è l'inalienabile santità e dignità di ogni essere umano. Tutti siamo stati creati a immagine di Dio. La condivisione di questa sottolineatura morale può essere alla base di un miglioramento nei rapporti tra le nostre comunità. Essa può anche essere alla base di una forte testimonianza a tutta l'umanità, che migliori la vita degli esseri umani nostri compagni e si levi contro l'immoralità e le idolatrie che ci minacciano e ci degradano. Di tale testimonianza c'è particolarmente bisogno dopo gli orrori senza precedenti cui abbiamo assistito nell'ultimo secolo.

  • Il nazismo non fu un fenomeno cristiano. Senza la lunga storia dell'antigiudaismo cristiano e delle violenze cristiane contro gli ebrei, l'ideologia nazista non avrebbe attecchito, né avrebbe potuto essere perseguita. Troppi cristiani parteciparono, o approvarono, le atrocità naziste contro gli ebrei. Altri cristiani non protestarono a sufficienza contro simili orrori. Ma il nazismo in quanto tale non fu una conseguenza inevitabile del cristianesimo. Una volta che lo sterminio degli ebrei da parte del nazismo fosse stato portato avanti fino in fondo, esso avrebbe rivolto la sua rabbia assassina direttamente sui cristiani. Diamo atto con gratitudine che dei cristiani hanno rischiato o sacrificato le loro vite per salvare gli ebrei durante il regime nazista. Pensando a loro, incoraggiamo la teologia cristiana a continuare i recenti sforzi volti a ripudiare senza equivoco il disprezzo dell'ebraismo e del popolo ebraico. Siamo compiaciuti per quei cristiani che non accettano questo insegnamento del disprezzo, e non li consideriamo colpevoli per i peccati commessi dai loro antenati.

  • Le umanamente inconciliabili differenze tra ebrei e cristiani non saranno risolte fino a che Dio non redimerà il mondo intero, come promesso nella Scrittura. I cristiani conoscono e servono Dio attraverso Gesù Cristo e la tradizione cristiana. Gli ebrei conoscono e servono Dio attraverso la Torah e la tradizione ebraica. Questa differenza non si risolverà solo perché una comunità insiste ad affermare che ha interpretato la Scrittura più accuratamente dell'altra; né perché una esercita pressioni politiche sull'altra. Gli ebrei possono rispettare la fedeltà dei cristiani alla loro rivelazione allo stesso modo in cui noi ci aspettiamo che i cristiani rispettino la nostra fedeltà alla nostra rivelazione. Né gli ebrei né i cristiani dovrebbero essere spinti ad assumere gli insegnamenti dell'altra comunità.

  • Un nuovo rapporto tra ebrei e cristiani non indebolirà la pratica dell'ebraismo. Il miglioramento dei rapporti non accelererà quell'assimilazione culturale e religiosa che gli ebrei ragionevolmente temono. Non cambieranno le tradizionali forme ebraiche di culto, non aumenteranno i matrimoni tra ebrei e non ebrei, non sarà maggiore il numero degli ebrei che si persuaderanno a convertirsi al cristianesimo, non si creerà un falso miscuglio fra ebraismo e cristianesimo. Rispettiamo il cristianesimo come fede che ha avuto origine all'interno dell'ebraismo e che tuttora ha contatti significativi con esso. Non lo consideriamo un'estensione dell'ebraismo. Solo se ci terremo care le nostre tradizioni, potremo proseguire questi rapporti nell'integrità.

  • Ebrei e cristiani devono lavorare insieme per la giustizia e per la pace. Ebrei e cristiani riconoscono, sebbene in modi diversi, che lo stato di irredenzione del mondo si riflette nella persistenza di persecuzioni e povertà, e nella miseria e degradazione degli uomini. Sebbene la giustizia e la pace appartengano ultimamente solo a Dio, i nostri sforzi congiunti, insieme a quelli di altre comunità credenti, possono aiutare la realizzazione del regno di Dio che attendiamo con speranza. Separatamente e assieme, dobbiamo lavorare per portare la giustizia e la pace al nostro mondo. In questa impresa siamo guidati dalla visione dei profeti di Israele: «Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; a esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri?» (Is 2,2-3).

TIKVA FRYMER-KENSKY, The Divinity School, University aJ Chicago; PETER W. OCHS, University of Virginia; DAVID NovAK, University of Toronto; MICHAEL A. SIGNER, University of Natre Dame, South Bene IN

(seguono le altre firme)

(da “Il Regno – documenti 21/2000, pp. 695-696)